La parola a Mauro Ferrari, Business Angel dell’anno

La parola a Mauro Ferrari, Business Angel dell’anno

Siamo lieti di pubblicare la settima puntata del podcast “Il salotto dell’imprenditoria innovativa”

Oggi il nostro ospite è Mauro Ferrari, un manager e imprenditore vincitore del Premio Business Angel dell’anno 2022  – il principale evento in Italia dedicato all’angel investing organizzato ogni anno dal Club degli Investitori con la sponsorship di KPMG e Unicredit (quest’anno si è svolto durante Italian Tech Week, con il patrocinio di Italian Tech Alliance ). Inizia nel gruppo De Benedetti, gestendo diverse aziende del gruppo Gilardini e, successivamente, l’intero gruppo CIR. Nel 1982 avvia la sua carriera imprenditoriale fondando Vallko, produttore di tetti apribili per l’automotive, diventata poi una J.V. con la leader mondiale Webasto Ag. Nel 1997, pur rimanendo AD e Direttore Generale della società, ne cede la quota a Webasto AG, che diventa a quel punto Webasto SpA, nella quale ricopre tutt’ora il ruolo di Vice Presidente. Come impegni Associativi è stato anche Presidente di ANFIA Componenti, l’Associazione Nazionale della Componentistica Automotive, membro di Giunta di Confindustria e del suo Comitato per le Relazioni Industriali. Dal 2008 è poi membro del Direttivo dell’Amma di Torino oltre che di Federmeccanica.

Con lui oggi esploriamo il mondo dei Business Angel

Lei ha vinto il titolo di Miglior Business Angel d’Italia del 2022: la sua è una storia ricca di successi, in generale, ma anche nel mondo delle startup, in società innovative come Directa Plus, Genenta Science, D-Orbit, Satispay e Newcleo. La vincita di questo Premio influenza in qualche misura anche la crescita del Venture Capital? Il settore è sempre più in crescita ma non ancora ai livelli di altri Paesi europei. Crede che nel breve termine il nostro Paese riuscirà a portare il VC ad un nuovo livello, e nel caso quali sono secondo lei le sfide da superare e i più importanti driver di riferimento per gli investimenti futuri? 

Il premio business Angel è sicuramente un riconoscimento. Non credo che possa influenzare molto la crescita del VC, anche se ogni attività di comunicazione può essere interessante per attirare l’attenzione degli investitori sul mercato italiano. Il nostro è un mercato ancora poco sviluppato rispetto agli altri paesi come l’Inghilterra, la Germania e la Francia. C’è una crescita che è esponenziale, però siamo ancora molto lontani dagli altri, anche se vedo – a breve termine – un grosso potenziale per l’Italia in grado di portarci a un livello superiore nel mondo del venture capital. C’è ancora un gap da colmare con gli altri Paesi, e non c’è una ragione fondamentale per cui debba continuare ad esistere. Nel 2022 abbiamo raddoppiato gli investimenti rispetto all’anno precedente – ma lo vedo come un tentativo di recupero -… bisogna vedere quanto corrono gli altri. Dobbiamo fare del nostro meglio per far crescere il nostro mercato che si sta facendo sempre più interessante: in Italia abbiamo circa 200 VC. Sarebbe interessante se riuscissero a collaborare, in modo da garantire non soltanto il capitale di volta in volta (spesso c’è un po’ di concorrenza): invece sarebbe importante che ci fosse una forma di collaborazione. Le startup infatti hanno spesso bisogno di risorse umane che siano cresciute rispetto allo stadio iniziale, con un potenziale di crescita che garantisca la crescita delle stesse aziende.  Per il cosiddetto “scaleup” sarebbe opportuno quindi che ci fosse da parte dei venture capital un’attività di crescita anche sotto l’aspetto delle risorse umane. 

Nella nota diffusa dal Club degli Investitori per annunciare il “Premio Business Angel dell’Anno 2022” si legge “Dietro una startup di successo c’è sempre un business angel”: lei è sicuramente un Angel di grande successo. Ci può spiegare cosa guida il suo intuito per individuare startup con un buon potenziale di crescita?

Ci sono alcuni elementi che considero fondamentali per individuare un buon potenziale di crescita. Quello più importante, a parere mio, è l’elemento umano. Non esiste un’idea di prodotto che possa andare avanti da sola. Ho esperienze di startup che sembravano molto interessanti e ben organizzate, però l’imprenditore che mi trovavo di fronte non mi dava la sensazione di essere in grado di svilupparle… e in effetti questa cosa alla fine si è dimostrata vera. Ovviamente ci sono anche altri elementi importanti, come il discorso della ricerca di “risorse umane”.  Principalmente mi baso su questi elementi: innovazione del prodotto e valutazione della persona – deve avere un occhio di tigre, in grado di sviluppare quel tipo di piano che ha presentato e di formare il giusto team. Quindi riassumendo possiamo dire che sono fondamentali il prodotto, l’innovazione e il capitale umano.

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