Come diventare uno startupper? Che cosa significa creare “disruptive ventures“? Ce lo spiega nella nuova puntata podcast di oggi la nostra ospite Diyala D’Aveni, Head of Investments & Venture Building VENTO. Laurea in Economics, doppia laurea in Public Policy a Berlino, un MBA tra Torino, Parigi, Monaco e Ginevra. Dal 2017, lavora nell’ecosistema startup italiano. Sperimenta un po’ di tutto dalla formazione all’imprenditorialità al lancio di grandi eventi, uno in particolare: l’Italian Tech Week. Oggi con il suo team si occupa delle due iniziative di Exor Seeds in Italia: un programma di venture building per wannabe startupper e un programma di investimento per founder italiani early stage. Frase più ripetuta: Ce la possiamo fare!
Con lei esploriamo il mondo LIFTT, il Venture Capital torinese presieduto dall’imprenditore – scienziato Stefano Buono.
Con lei oggi esploriamo il mondo del Venture Builder
Diyala, Vento (Venture Originator) è il Venture Builder nato lo scorso febbraio 2022: ci può raccontare cosa fate e qual è la vostra mission?
La nostra mission è quella di aiutare persone di talento a lanciare imprese in Italia. Selezioniamo persone “pre idea/pre team” che secondo noi hanno un potenziale per diventare imprenditori e le inseriamo in un programma full time di 5 mesi. Durante questo periodo li accompagniamo nel lancio della loro startup attraverso diverse fasi: dall’identificazione del problema, all’ideazione dell’idea, all’implementazione – quindi allo sviluppo di una prima versione di prodotto/servizio – , alla raccolta di metriche sul mercato fino a un primo round di investimento.
Diyala può spiegare meglio che cos’è un “venture builder” e come vi distinguete in quanto venture builder
Un venture builder è un programma che aiuta l’ecosistema a creare delle nuove startup. Ci sono tanti modelli diversi; il modello a cui ci siamo ispirati è il modello “Entrepreneur First Hunter”, che prevede di partire dalle persone – quindi dai talenti, da quelli che secondo noi possono essere i futuri founder – e aiutarle nel loro percorso. Ci sono tanti altri modelli che partono da un’idea, dove c’è un team interno al venture builder che identifica prima l’idea da portare sul mercato e poi sulla base della stessa cerca le persone che possono portare avanti quel progetto. Questo è un metodo che ormai esiste da un pò di anni in Italia, in realtà è molto nuovo. I modelli che esistono a livello europeo e internazionale dimostrano che è un sistema molto efficace per ridurre al minimo i rischi legati al lancio di un nuovo business. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di importare questo modello in Italia – un ecosistema che ha un estremo bisogno di avere sempre più di un deal flow e sempre più di deal flow di qualità
Perché la scelta di focalizzarsi più sull’imprenditore rispetto all’idea?
Perché crediamo molto nel fare una scommessa sulle persone e sul team: se tu trovi la persona giusta probabilmente sbaglierà la prima volta – magari anche la seconda – ma alla fine ce la farà e avrà successo. Questo è il primo tema, poi c’è un secondo, relativo al fatto che in Italia ci sono tantissimi talenti che ad oggi non considerano la carriera imprenditoriale. Normalmente quando parli con una persona di talento vuole andare a lavorare nell’investment banking, in consulenza oppure nelle grandi Corporation tech – ma non pensa di creare la sua impresa. Questo perché non ci sono tante storie di successo e non ci sono modelli da emulare. Quello che vorremmo fare è di creare storie di successo in modo che i talenti di domani possano pensare “ok anch’io voglio fare impresa, anch’io voglio fare quel tipo di percorso”.
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